HATE TV
Delicatamente folk e oniricamente acoustic, Jackeyed è un cantastorie senzatempo nato per caso ai giorni nostri: voce, pianoforte, archi e battteria danno vita a paesaggi sospesi di vicende appena sussurrate, calde coperte di note musicali sotto cui rifugiarsi nelle notti d’inverno, disegni di carboncini su fogli vecchi, stropicciati e ingialliti.
Una bestiola selvatica che comunica solo attraverso la sua musica con modi e tempi tutti suoi, nascosto tra gli alberi di un bosco in un mondo parallelo che non si sa dov’è;
sequenze di note che cullano, semplice voce che canta e racconta, una pausa dal mondo dove il frastuono di tutti i giorni ci porta a non ascoltare nulla veramente, “un’isola acustica” dove poter finalmente riposare la mente, lo sguardo, l’animo.
Non c’è originalità presa per i capelli, non si ostenta nulla di forzato in questo album: semplicemente si gode della pace e della velata malinconia che la voce di Jackeyed fa scivolare nelle nostre orecchie per giungere al cuore e creare una membrana sottile dentro di esso.
Da notare poi che è totalmente azzeccato l’artwork di Pierpaolo Febbo: semplice e da libro delle favole, proprio come la musica del nostro cantastorie.
Carezzevole pop-folk senza data e etichette da consumare lentamente, senza fretta, senza preoccuparsi di nulla: ci penserà Jackeyed a riempire i vuoti del momento.
..meglio di una cioccolata calda, meglio di 5 minuti seduti davanti ad un caminetto.
La versione semplificata dei Sigur Ros che smettono di prendere i soliti stupefacenti, si ripigliano un attimo e cantano qualcosa con un senso assieme a Nick Drake, rendendo sentimenti e compagnia bella di umana comprensione.
Una medicina che non risolve i vostri problemi ma consola, nel suo piccolo: e domani e’ un altro giorno.
MESSAGGERO VENETO
Primo album per Jackeyed
Ha trovato la sua forma concreta il progetto Jackeyed, con la pubblicazione, nei giorni scorsi, dell’album d’esordio “The Sleeper’s Sunday Grid”. Dietro il progetto si nasconde la ricerca di Federico Babbo, voce e chitarra del progetto, autore dei testi e di buona parte delle musiche. In realtà, la sigla Jackeyed getta un incoraggiante fascio di luce sull’attività musicale di un gruppo di giovani musicisti pordenonesi attivi ormai da tempo. Federico Babbo ha trovato l’appoggio di un gruppo di amici e delle strutture dello studio di registrazione Artacoustic (che ha prodotto l’album insieme allo stesso Babbo), una realtà di grande prospettiva, forse ancora non molto nota ma molto apprezzata dagli addetti ai lavori. Se dietro Jackeyed c’è Federico Babbo, dietro Artacoustic ci sono Luca Lenardi, Fedrico Piccin e Alberto Biasutti, i quali, oltre a suonare nel disco e nelle uscite dal vivo (rispettivamente pianoforte - piano elettrico, batteria e chitarre), hanno anche registrato, mixato e masterizzato l’album. Dal punto di vista strettamente musicale, Jackeyed ripropone i suoni acustici che qualche anno fa, in America, avevano caratterizzato il cosiddetto “new acoustic movement”, di cui, tra gli altri, facevano parte Damien Rice e i Turin Brakes. E le sonorità di Jackeyed ripercorrono oggi proprio quel tipo di atmosfere intimiste che per primo lanciò timidamente Nick Drake alla fine degli anni Sesanta. Così, non mancano violini e contrabbasso a costruire il tipico suono che sembra prendere diretta ispirazione dal respiro dei boschi, un’idea che ha trovato casa nella sensibile crescita musicale di Jackeyed. Da elogiare anche l’idea di far scaricare liberamente l’album, ma andrebbero comunque premiate l’intraprendenza e la validità del progetto. Maurizio Capobianco ©RIPRODUZIONE RISERVATA